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      Illuminata dal raggio mattutino della domenica, biancheggiava da alto la cupola del duomo. Con tocchi distinti, con un rombar grave, le campane festive chiamavano il popolo alla messa cantata. Di lontano risonavano i cantici della turba divota de' cristiani.
     
      E via via via, attraverso bivi e quadrivi veniva impetuosa la caccia: e da per tutto erano gridi, "to to to, ciuee ciuee!".
      Ed ecco a destra, ecco a sinistra uscire un cavaliero di qui, un cavaliero di lá. Il corridore del cavaliero a destra era nitido come argento; del color del fuoco era quello che portava il cavaliero a sinistra.
     
      Chi era mai il cavaliero a destra, chi mai il cavaliero a sinistra? Ben me lo presagisce il cuore, ma chi sieno non so.
      Il cavaliero a destra comparve in candido vestimento e con un volto soave come la primavera. Il cavaliero a sinistra, orrendo e vestito d'un fosco giallo, vibrava folgori dall'occhio come la tempesta.
     
      - In tempo, in tempo giungeste! Ben venga ognuno di voi alla nobile caccia! Né qui in terra, né su in cielo vi ha spasso piú caro di questo. -
      Egli cosí esclamò; e lieto fe' scoppiar la palma sull'anca; e toltosi di testa il cappello, l'agitò su per l'aria.
     
      - Mal si accorda il suono della tua cornetta alla squilla festiva ed a' cantici del coro, - disse con placido animo il cavaliero a destra. - Torna, torna in dietro: la tua caccia è mal augurata quest'oggi. Cedi al consiglio dell'angelo buono, e non ti lasciar traviare dal cattivo.
     
      - Innanzi, innanzi, séguita su, séguita la tua caccia, o mio nobil signore!


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Scritti critici e letterari
di Giovanni Berchet
Laterza Bari
1912 pagine 282