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      - Via di qua, miserabile! - grida sbuffando terribile il conte al povero aratore - o ch'io, per Satanasso! su te, su te dirizzo la caccia. Olá, compagni! addosso addosso! dálli dálli! In segno che ho giurato il vero, fategli fischiar le fruste sugli orecchi. -
     
      Detto fatto, il conte si scagliò furibondo al disopra la siepe; e dietro a lui un bisbiglio, un rimbombo, e tutto quanto il traino con cani e cavalli e pedoni. E cani e pedoni e cavalli pestavano i fusti del grano, sicché la campagna tutta era un polverio.
     
      All'avvicinarsi di quello schiamazzo, spaventata, la belva, via via, fuor d'un campo, dentro un altro, su pel poggio, giú per la china, messa in fuga, inseguita, ma non arrivata, guadagna i piani del pascolo comunale; e astuta si frammette alle mansuete mandre onde salvarsi.
     
      Ma di qua, di lá, per campagne e per boschi; di su, di giú, per boschi e per campagne, i veltri la perseguitano e n'hanno tosto fiutata la traccia.
      Il mandriano(5), pieno d'angoscia pel suo armento, si butta a' piedi del conte.
     
      - Pietá, signore, pietá! Fate di lasciare in pace queste mie povere bestie mansuete. Ponete mente, signor mio, che qui pascolano le vacche di tante povere vedove, che non hanno altra sostanza. Abbiate pietá de' poveri. Misericordia, signor mio, misericordia! -
     
      Il cavaliero a destra galoppa innanzi, e con dolcezza e bontá ammonisce il conte. Ma il cavaliero a sinistra lo infervora, lo instiga all'oltraggio maligno. Il conte schernisce le ammonizioni del cavaliero a destra e si lascia traviare dal cavaliero a sinistra.


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Scritti critici e letterari
di Giovanni Berchet
Laterza Bari
1912 pagine 282

   





Satanasso