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      Quella novella, per altro, del Boccaccio, a dirla tra di noi, č una grande infamia. Volere che la giustizia di Dio punisca di ripetute morti acerbissime una donna, perché costantemente ricusň di amare! E che diritto aveva Guido degli Anastagi, che diritto hanno gli uomini qualunque sul cuore femminino? Č forse uno de' comandamenti per la femmina il cedere alle voglie di chi la prega d'amore? Se Guido degli Anastagi s'era ammazzato, peggio per lui! L'amore č una passione spontanea che vive di libertá. E la donna, che si ostina a dirmi di no, mi fará infelice; ma della mia infelicitá ella non puň essere né accusata né condannata da legge veruna. La massima che le donne sieno in obbligo di riamare chi le ama, č uno de' sofismi usati da' seduttori. Limitandola anche al caso di amore onesto, cioč accompagnato dall'intenzione di strigner nozze, č una massima che fa a pugni colla dottrina de' cristiani; attesoché ella reputa stato di perfezione la castitá del celibato. E per chi scriveva egli, il Boccaccio, se non per gente cattolica?
      Pedanti e non pedanti hanno biasimato il Sannazaro, perché, non contento egli di avere giá sparso bastantemente di erudizioni mitologiche antiche tuttoquanto il suo poema sulla nascita di Gesú Cristo, De partu Virginis, abbia poi voluto introdurvi anche, come enti contemporanei ed operanti, le naiadi e le driadi. Ma l'errore del Sannazaro non č egli forse meno grave di cotesto del Boccaccio? Non č egli peggio forse il falsare la morale della religione che uno introduce nel suo componimento, di quello non sia l'unirvi alcune invenzioni eterogenee, col solo, innocente e manifesto proposito di sbizzarrirsi in fantasie poetiche?


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Scritti critici e letterari
di Giovanni Berchet
Laterza Bari
1912 pagine 282

   





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