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      - Ah Guglielmo! Entra prima qua dentro un istante. Su presto! Il vento fischia ne' roveti. Entra, vieni, cuor mio carissimo, a riscaldarti fra le mie braccia.
     
      - Lascia pure che il vento fischi fra i roveti: lascialo fischiare, anima mia, lascialo fischiare. Il mio cavallo morello raspa; il mio sprone suona. In questo luogo non m'è concesso alloggiare. Vieni, succingiti, spicca un salto e géttati in groppa al mio morello. Ben cento miglia mi restano a correre teco quest'oggi per arrivare al letto nuziale.
     
      - Oh cielo! E tu vorresti in questo sol giorno trasportarmi per cento miglia fino al letto nuziale? Odi come romba tuttavia la campana: le undici sono giá battute.
      - Gira, gira lo sguardo. Vedi, fa un bel chiaro di luna. Noi e i morti cavalchiamo in furia. Oggi, sí quest'oggi, scommetto ch'io ti porto nel letto nuziale.
      - E dov'è, dimmi, dov'è la cameretta? E dove, e che letticciuolo nuziale è il tuo?
      - Lontano, lontano di qui..., in mezzo al silenzio..., alla frescura..., angusto... Sei assi... e due assicelle...
      - V'ha spazio per me?
      - Per te e per me. Vieni, succingiti, spicca un salto e géttati in groppa. I convitati alle nozze aspettano; la camera è giá schiusa per noi. -
     
      La vezzosa donzelletta innamorata si succinse, spiccò un salto, snella si gittò in groppa al cavallo, e con le candide mani tutta si ristrinse all'amato cavaliere. E arri arri arri! salta salta salta; e l'aria sibilava rotta dal gran galoppare. Sbuffavano cavallo e cavaliere, e sparpagliavansi intorno sabbia e scintille.


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Scritti critici e letterari
di Giovanni Berchet
Laterza Bari
1912 pagine 282

   





Guglielmo