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      A destra e a sinistra, deh, come fuggivano loro innanzi allo sguardo e pascoli e lande e paesi! come sotto la pesta rintronavano i ponti!
      - E tu hai paura, o mia cara? Vedi bel chiaro di luna! Arri arri! I morti cavalcano in furia. E tu, mia cara, hai paura de' morti?
      - Ah no! Ma lasciali in pace i morti. -
     
      Da colaggiú qual canto, qual suono mai rimbombň? che svolazzare fu quello de' corvi?... Odi suono di squille, odi canto di morte! "Seppelliamo il cadavere".
      Ed ecco avvicinarsi una comitiva funebre, e recar la cassa e la bara de' morti. E l'inno somigliava al gracidar dei rospi negli stagni.
     
      - Passata la mezzanotte, seppellirete il cadavere con suoni e cantici e compianti. Ora io accompagno a casa la giovinetta mia sposa. Entrate meco, entrate al convito nuziale. Vieni, o sagrestano, vieni col coro e precedimi intuonando il cantico delle nozze. Vieni, o sacerdote, vieni a darci la benedizione, prima che ci mettiamo a giacere. -
     
      Tace il suono, tace il canto; la bara sparí. E obbedienti alla chiamata, quelli correvano veloci, arri arri arri! lí lí sulle peste del morello. E va e va e va; salta salta salta; e l'aria sibilava rotta dal gran galoppare. Sbuffavano cavallo e cavaliere, e sparpagliavansi intorno sabbia e scintille.
     
      Deh, come fuggivano a destra, come a sinistra fuggivano, e montagne e piante e siepi! Come fuggivano a sinistra, a destra, e ville e cittá e borghi!
      - E tu hai paura, o mia cara? Vedi bel chiaro di luna! Arri arri arri! I morti cavalcano in furia. E tu, mia cara, hai paura de' morti?


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Scritti critici e letterari
di Giovanni Berchet
Laterza Bari
1912 pagine 282

   





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