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      Di dosso al cavaliere ecco a brandelli a brandelli cascar l'armatura, com'esca logorata dagli anni! In teschio senza ciocche e senza ciuffo, in teschio ignudo ignudo gli si convertí il capo, e la persona in ischeletro armato di ronca e d'oriuolo.
     
      Alto s'impennò e inferocí sbuffando il morello, e schizzò scintille di fuoco. E via eccolo sparito e sprofondato disotto alla fanciulla; e strida e strida su per l'aere; e venir dal fondo della fossa un ululato!... A gran palpiti tremava il cuore d'Eleonora e combatteva tra la morte e la vita.
     
      Allora sí, allora sotto il raggio della luna danzarono a tondo a tondo le larve; ed intrecciando il ballo della catena, con feroci urli ripetevano questa nenia: - Abbi pazienza, pazienza, s'anche il cuore ti scoppia. Con Dio no, con Dio non venir a contesa. Eccoti sciolta dal corpo... Iddio usi all'anima misericordia! -
     
      A differenza della prima, la favola di questo secondo romanzo, a quel ch'io sappia, è tutta invenzione del poeta. Parrebbe dunque che, non sostenuta da una tradizione, l'Eleonora non dovesse trovare né fede né applausi neppure in Germania. E nondimeno è noto come ella sia colá la lodatissima delle poesie del Bürger. A che ascriveremo noi questo?
      I popoli colti d'una parte della Germania, pe' quali il Bürger cantava, sono inclinati all'entusiasmo. Avidi essi di emozioni, non aspettano che quelle vengano di per sé; ma per ottenerne, si aiutano fin anche del meditare. Il bisogno fortissimo di emozioni nasce in loro, se mal non veggo, per la mancanza di una continua varietá di oggetti esteriori che possa occuparli e muoverne gli animi piacevolmente.


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Scritti critici e letterari
di Giovanni Berchet
Laterza Bari
1912 pagine 282

   





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