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      Ma quella sua facile coscienza, che tratto tratto lo faceva andar pago di cognizioni superficiali e che gli guastò il capo per modo da non lasciargli intendere il vero spirito di Omero, lo riscaldò alcuna volta come di un furore d'ammirazione, inopportuno alla filosofia, da farlo parere ne' suoi giudizi persona avventata e parziale. Ad ogni modo, dovendo noi per amore di brevitá tacere qui molti nomi di scrittori italiani, credemmo di dover fare questa breve menzione separata del Cesarotti, onde apparisca che, quantunque non troppo fautori del suo ingegno poetico, noi riconosciamo in lui, comparativamente a' tempi, un ingegno filosofico non comune.
      Ma se null'altro di bene avessero procurato all'Italia tutti insieme gli scrittori de' quali parliamo, di questo certamente vogliono essere lodati: che furono i primi a fiaccare l'odio italiano verso le letterature straniere e prepararono qui la via a trionfi maggiori della ragione.
      E infatti i progressi generali del sapere umano e le recenti vicende politiche insegnarono finalmente anche al maggior numero degli italiani che i popoli attuali d'Europa non formano oggimai altro che una sola famiglia di tutti fratelli; insegnarono che l'essere questi talvolta aizzati gli uni contra gli altri non è opera del loro vero interesse generale, ma sí bene della preponderanza di passioni individuali, e che la ferocia delle ire tra nazione e nazione, per produrre la contentezza di un tre o quattro uomini, bisogna che ne rovini un tre o quattro milioni, rinforzata l'idea giá detta da secoli che, se i popoli riescono alquanto diversi tra di essi per ragione di lievi accidenti, sono nondimeno fratelli davvero per ragione di origine e per l'uniformitá de' loro diritti e de' loro bisogni massimi; insegnarono quali sieno i nostri diritti e quali i nostri bisogni presenti; insegnarono che l'odiarsi a vicenda de' popoli è uno dei difetti piú deplorabili dell'umanitá. Difetto che parve perdere alquanto della sua turpitudine agli occhi di taluni, perché lo videro scendere a noi per via di scolastica tradizione insieme ad alcune altre venerate ribalderie degli antichi.


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Scritti critici e letterari
di Giovanni Berchet
Laterza Bari
1912 pagine 282

   





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