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      Lo strignerlo in un esatto compendio era impossibile, perché, pieno zeppo com'è d'idee importanti, ha giá per se stesso un andamento rapidissimo. E però contèntati, o lettore, di quel che faremo. E vaglia a raccomandarti la lettura di questo secondo articolo il sapere che nel cenno presente non abbiamo mischiata alcuna idea nostra a quelle del signor Bouterweck. Sta' dunque attento a lui e non a noi.
      Allorché lo spirito umano - cosí principia il discorso suddetto - si risvegliò in Europa all'epoca dalla quale incomincia la storia moderna(21), ed assunse nuova attitudine operosa, non rimaneva piú che una traccia oscura della civilizzazione greca e romana. Tutte le circostanze erano cambiate. Nuovi uomini adoravano nuove divinitá. Con nuove regole i potenti regnavano, i sudditi obbedivano. Nuove lingue, nuove opinioni, nuovi costumi; nuovo insomma il mondo morale e tutto diverso da quel di prima.
      Tale novitá d'ogni cosa doveva necessariamente dare una nuova impronta, un nuovo carattere alle opere del genio moderno.
      Qui il signor Bouterweck viene dimostrando come questo nuovo carattere, piú che nelle altre arti, dovesse scorgersi manifestamente in quelle che per loro mezzo di rappresentazione servonsi della parola. E detto come le opere de' poeti e de' prosatori sieno in certa qual maniera l'ultimo risultato del carattere nazionale, della coltura intellettuale e del modo di pensare di tutto quel popolo, nella lingua del quale lo scrittore rivela i propri pensieri, stabilisce il principio fondamentale della sua critica colle seguenti parole: "Per potere esattamente apprezzare il merito dei moderni per rispetto alle lettere, fa d'uopo richiamarci prima alla memoria tutte le circostanze religiose, civili e letterarie, per le quali i tempi che vennero dopo il risorgimento delle arti riescono tanto differenti dalla classica antichitá. Intendendo in tutta la sua estensione lo spirito dei nuovi tempi, e pigliando da questo punto di vista a contemplare le qualitá caratteristiche della letteratura moderna, si corre meno rischio di sagrificare il vero merito a' capricci di una critica ostinatamente vana".


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Scritti critici e letterari
di Giovanni Berchet
Laterza Bari
1912 pagine 282

   





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