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      Giova l'erudizione al poeta per ampliargli la potenza intellettuale e rendergli piú franca e piú ardita la concezione delle immagini. Ma s'egli veste a dirittura la propria erudizione di forme poetiche, declina interamente dal fine dell'arte sua.
      I trovatori, i quali furono anteriori di tempo ai poeti propriamente moderni, per buona fortuna non furono eruditi. A simiglianza de' rapsodi della Grecia, eglino non servirono ad altro che al bisogno d'una poesia nazionale. La quantitá delle loro idee era pressoché uguale a quella delle idee de' loro contemporanei, cioè a dire angusta. L'erudizione rimase per molto tempo ignota al popolo, e, confinata nelle biblioteche de' chiostri, ivi pure, insieme ad ogni scienza, quasi onninamente dormiva. Ma allorché nel mille e trecento i popoli cercarono una piú ampia sfera d'idee, ed ebbero voga le sottigliezze teologiche, e si scopersero i libri d'Aristotile, e la filosofia scolastica fu la moda de' tempi, i poeti si volsero anch'essi a coltivare le cognizioni scientifiche che scaturivano dalle cattedre e dalle biblioteche, ed i loro canti cominciarono a pigliare un certo qual sentore di lucerna, e lo ritennero per alcuni secoli successivi.
      Al principiare del mille e cinquecento il buon senso sbandí dalla poesia la filosofia scolastica; ma la educazione de' poeti serbò la sua tendenza erudita e di scolastica diventò pedantesca, ed ebbe, come tale, influenza sull'opere loro. Lo studio delle lingue morte e de' libri antichi modellò l'intelletto de' poeti in gran parte secondo lo spirito della antica civilizzazione.


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Scritti critici e letterari
di Giovanni Berchet
Laterza Bari
1912 pagine 282

   





Grecia Aristotile