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      Non vuolsi per altro far troppo delitto a' padri nostri della facile loro contentatura. La colpa era non di essi ma de' tempi, diversi assai, come giá dicemmo, per mille ragioni politiche da' presenti, nella stessa guisa che diversi da' presenti saranno i futuri per quella necessitá di moto che agita perpetuamente il mondo morale.
      Il Muratori qualche poca volta sollevossi ad una sfera d'idee superiore a quella de' suoi contemporanei italiani, e lasciò qui sfuggir lampi precoci di quella filosofia applicata alle lettere, che, bambina allora, viene ora crescendo in tutta l'Europa a robustezza virile.
      Ma piú assai che il Muratori, il Gravina sarebbe stato un letterato filosofo da produrre assai riforme e assai di bene all'Italia, se fosse nato in tempo di migliori lettori; poiché certo non gli mancava né logica esatta né vigoria d'intelletto, che che ne dicesse il Baretti. Era uomo il Baretti d'ingegno vivacissimo, ma di cognizioni non sempre profonde; e però riesce giudice talvolta incompetente e troppo corrivo al dir male d'altrui.
      Per rispetto al Tiraboschi, a cui dobbiamo esser grati di molte notizie erudite, noi speriamo che le persone scevre da' pregiudizi non vorranno biasimarci se ci facciamo lecito di dire che a lui mancava perfino quella filosofia che i tempi potevano dargli. Degli altri piú recenti, ma di minor conto, non parliamo.
      La letteratura d'Italia, e per la venustá di che in molte parti ridonda e per venerazione all'anzianitá de' suoi natali, fu sempre uno studio carissimo anche ai dotti delle nazioni straniere.


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Scritti critici e letterari
di Giovanni Berchet
Laterza Bari
1912 pagine 282

   





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