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      Il tentativo era per ragione politica pericoloso. Il riprodurre tal quali le forme poetiche degli antichi non piaceva alla nazione, perché la nazione sentiva romanticamente.
      Tutto il complesso di queste circostanze fece sí che la poesia italiana, presa in totale, riescí assai piú ricca di melodia e d'immagini che non di pensieri e di riflessioni sull'uomo. (Pare che il signor Bouterweck voglia dire che la frequenza di tali pensieri e riflessioni non può essere il frutto che di una libera e schietta considerazione dei fenomeni morali, degli avvenimenti pubblici, delle sventure, dei delitti, delle speranze, dei voti, dei rimorsi e de' miglioramenti, ecc., di una nazione; e che lo esprimere liberamente siffatte considerazioni non essendo sempre stato in potere dei poeti d'Italia, ciò li veniva allontanando anche dal farle).
      Le cagioni, che ristrinsero la libertá intellettuale de' poeti per rispetto a' concepimenti, fecero forse in modo ch'essi, giovandosi d'una bella lingua e d'un clima ridente, si dessero invece a rendere sempre piú splendida ed elegante l'espressione de' loro concetti. Fra tutte le poesie dei moderni l'italiana certamente è quella che per riguardo allo stile, senza declinare dalla sua romantica novitá, piú s'accosta all'ideale della poesia degli antichi. Nell'arte di descrivere gli accidenti esteriori delle passioni, le situazioni, le azioni, ecc. ecc., i principali de' poeti italiani non sono forse superati da nessun altro poeta europeo. E tanto è il bello estrinseco della poesia italiana che, s'essa per avventura fosse alcunché piú ricca di valore intrinseco, pigliandola in totale, e piú variata nella sua ricchezza, nessuna poesia d'Europa potrebbe osare di contendere con essa pel primato.


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Scritti critici e letterari
di Giovanni Berchet
Laterza Bari
1912 pagine 282

   





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