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      M'era immaginata che in queste parole vi fosse del greco; e ne domandai la spiegazione a mio marito, che è uomo di lettere e che conosce il suo greco meglio di tutt'altra cosa. Ma non mi ha voluto fare alcuna risposta, e solo, voltandomi le spalle con aria di disprezzo, esclamò: - Corbellerie! corbellerie! - Vedete come sono poco compiacenti i mariti. Siatelo voi di piú, e riparate l'offesa fatta al mio amor proprio dai vostri confratelli che parlano senza lasciarsi intendere. Ma se volete proprio obbligarmi, fate che il favore sia intero; e nella vostra risposta mandate al diavolo tutte le caricature, e parlate chiara e tonda la lingua italiana del 1818. Altrimenti farò della vostra lettera quello che fo di certi giornali: me ne servirò la sera per incartare i miei ricci.
      Sono col piú profondo rispetto
     
      vostra servaINGENUA.
     
     
     
      II
     
      Madama gentilissima, - Probabilmente il di lei signor marito avrá avuta la sua buona ragione per chiamare "corbelleria" l'estetica. E questa buona ragione sará probabilmente l'avere egli, dal matrimonio in fuori, rinunziato interamente al secolo. Ai nostri giorni lo studio della lingua greca, quando è principale e non accessorio(24) ad altri studi piú importanti, fa per lo piú degli uomini ciò che di essi facevano un tempo i deserti della Tebaide: li separa affatto dal mondo e dalle sue pompe e mette loro nel cuore il disprezzo della vita presente. Veneranda era l'austeritá degli anacoreti, e veneranda sia anche quella dei grecisti. Né dell'una né dell'altra è lecito a noi miseri mondani il giudicare.


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Scritti critici e letterari
di Giovanni Berchet
Laterza Bari
1912 pagine 282

   





Tebaide