Pagina (133/282)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Ma la piú tranquilla saviezza degli attuali governi d'Italia mi fa certo che i costumi dei letterati italiani sieno ora cambiati in meglio. Ed io me ne rallegro davvero colla terra bella e gentile che avrei invocata da Dio per patria mia, se l'uomo potesse prima di nascere invocar la patria ch'egli vorrebbe.
      Giovinsi dunque santamente della nuova fortuna i letterati. Trattino le loro quistioni con quell'ardore che viene dall'anima innamorata del vero; ma non s'irritino delle opposizioni. Tutte le veritá letterarie e scientifiche hanno dovuto aprirsi la via attraverso ostacoli infiniti. Ma se una generazione bestemmia contro il Galileo e lo imprigiona, la generazione che siegue non si cura di sapere i nomi de' bestemmiatori, e corre a Firenze a baciar piangendo il sacro dito del Galileo.
      Via sapiens plebem suam erudit
      . E voi, o letterati d'Italia, fate partecipe della vostra dottrina la plebe vostra. E se la plebe vi vuol dettare essa leggi e dottrine, lasciatela fare pazientemente; ma non pigliate consiglio che da voi o dai piú sapienti di voi. Ricordatevi che, se l'Ariosto avesse dato ascolto al parere del cardinale, il Furioso sarebbe scritto in latino, e la fama dell'Ariosto sarebbe una miseria. La probitá sia nel cuor vostro e la persuasione sulle vostre labbra. Ma delle vostre pacifiche discussioni non chiamate mai in sussidio i governi, perché già questi, come savi che sono, non vi darebbero retta. E innanzi a tutto procurate di mostrarvi obbedienti e fedeli e tranquilli sudditi piú che sapienti agli occhi de' vostri sovrani, non dimenticando mai il santo detto della Scrittura: "Coram rege noli velle videri sapiens".


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Scritti critici e letterari
di Giovanni Berchet
Laterza Bari
1912 pagine 282

   





Italia Dio Galileo Firenze Galileo Italia Ariosto Furioso Ariosto Scrittura