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      Per quanto certi faccendieri dell'opinione pubblica, servendo al loro instituto, s'industrino di ripeterla ad ogni momento, essa nondimeno è tale che non può trovare ricapito che presso il volgo. Intendiamo per "volgo" i poveri d'intelletto, i poveri di buona fede, non i poveri di borsa. E di siffatto volgo a' romantici non cale piú che tanto.
      Leggendo per altro il nuovo poemetto del signor Tedaldi-Fores, si potrebbe sospettare a prima giunta che anche questo ingegno non volgare abbia voluto spassarsi a spese del vero e farsi beffa del romanticismo, e che se ne sia finto seguace a bella posta per metterlo in caricatura e confermare cosí nella plebe la falsa opinione della tendenza di esso a tutto ciò che è orribile e ributtante. Nella Narcisa, che è un romanzo o poemetto di soli quattro brevissimi canti in terza rima, veggonsi infatti affastellate tante immagini di color nero che può parere un mortorio perpetuo.
      L'argomento del romanzo è la storia della morte di Narcisa e della sepoltura negatale a Montpellier: storia che tutti i nostri lettori avranno letta nella terza delle Notti di Odoardo Young. Ma il dolor vero per la perdita vera della figliuola della propria moglie non destò nella fantasia, per altro copiosa e lugubre-monotona, del poeta inglese tante immagini di squallore, tante reminiscenze orribili, quante col suo dolore artificiale ne descrisse nel suo poemetto il signor Tedaldi-Fores. Una vergine malata e che poi muore "sul nudo suolo"; un giovane amante della fanciulla, che recide le chiome al cadavere e nel buio della notte tenta con esse di farsi un capestro al collo e strozzarsi; un padre, che per la morte della figliuola dá nelle bestemmie e si morde l'"un de' bracci"; un demonio, che ulula intorno a quel padre e lo lorda di "fuliggine e di sanguigna bava"; un cimiterio, sparso di "insepolto ossame bianco"; un Andrea


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Scritti critici e letterari
di Giovanni Berchet
Laterza Bari
1912 pagine 282

   





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