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      Un'ape, lasciato il fiore della mallica, ronza intorno al volto di Sacontala. La vergine coll'agitar della mano tenta di togliersi d'innanzi quell'insetto importuno. Dushmanta osserva l'industria ingenua di Sacontala, e fa confronto tra la grazia de' movimenti di lei e le studiate maniere delle donne della sua corte. Quanta maggior venustá in Sacontala! - Fortunata ape! - esclama egli.-Tu tocchi la coda di quel bell'occhio tremante; tu ti accosti al lembo di quell'orecchio; tu vi susurri dolcemente, come se bisbigliassi un segreto d'amore; e, mentre ch'ella agita la leggiadra sua mano, tu voli a sugger miele da que' labbri che contengono il tesoro d'ogni diletto. Io qui fra' dubbi miei mi consumo del desiderio di sapere di qual famiglia ella nasca; e tu intanto, fortunata ape, ti vai godendo un piacere che per me sarebbe la suprema delle venture. -
      Sacontala si volge alle compagne perché la soccorrano a liberarsi dall'ape. - Noi nol possiamo - rispondono. - Dushmanta(38) solo può liberarti. Egli solo è il protettore di questo santuario. - All'udirsi nominare, Dushmanta vorrebbe uscire del nascondiglio e palesarsi. Ma, pensato alcun poco, mette freno al suo desiderio. - Meglio è ch'io venga innanzi a lei non come re, ma come semplice straniero che cerca ospitalitá. -
      L'ape non cessa di ronzare. Sacontala procura di scansarla, fuggendo lontano alcuni passi; ma, perseguitata tuttavia, grida: - Soccorso, soccorso! Chi mi salva da questa sciagura? - Dushmanta non sa piú contenersi, e, sbalzando fuor dell'albereto, si presenta alle donne.


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Scritti critici e letterari
di Giovanni Berchet
Laterza Bari
1912 pagine 282

   





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