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      MÁTALI. Mira, o re, il coro del tuo trionfo tornarsene alla vetta de' cieli. Lieti i geni hanno cňlto dalle piante della vita i bei colori della porpora e dell'azzurro..., e stanno ora scrivendo i tuoi fatti in versi degni del canto degli dči.
      Mátali rende conto a Dushmanta delle qualitá de' luoghi aerei pei quali viaggiano, tornando dal cielo all'India; e, mentre che il dialogo prosiegue, il carro viene approssimandosi alla terra.
      DUSHMANTA. Rapida, benché impercettibile, č la scesa de' corsieri celesti. Ecco lá, ecco la stanza degli uomini. Oh vista maravigliosa! Č tuttavia lontana tanto da noi, che le basse pianure paiono confuse con le alte cime delle montagne. Gli alberi sollevano le ramose spalle, ma par che non abbiano foglie. I fiumi sembrano striscie lucenti, ma non se ne veggono i flutti. Ed ora, ecco ecco, par che il globo della terra sia spinto in su da qualche forza miracolosa(54).
      MÁTALI. Oh come č bella l'abitazione de' mortali!
      DUSHMANTA. Che monte, o Mátali, che monte č quello lá, che come nube vespertina versa larghe acque consolatrici e forma un'aurea zona tra i mari d'oriente e que' d'occidente?
      MÁTALI. Č il monte de' Gandharvas, chiamato Hemacuta... Ivi in beata solitudine con la sua sposa Aditi siede Casyapa, padre degli immortali e rettore degli uomini.
      Dushmanta prega Mátali di condurlo alla sede del dio che governa il mondo, onde possa rendergli omaggio ed adorarlo da vicino. Mátali seconda quel pio desiderio. Eccoli scendere entrambi al santuario e chiedere del dio.


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Scritti critici e letterari
di Giovanni Berchet
Laterza Bari
1912 pagine 282

   





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