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      Casyapa è ritirato ne' segreti alberghi della sua reggia. Mátali entra per annunziargli la venuta di Dushmanta; e questi intanto siede all'ombra d'un albero, aspettando. Gli pulsa il braccio destro(55). - O braccio mio, perché mi lusinghi tu con un vano augurio? La felicitá per me è finita; non mi rimane che la miseria. -
      A un grido messo da alcune donne, Dushmanta si rivolge e, maravigliando, vede un bel fanciullino scherzare con un lioncello, ed aggrappargli senza paura la giubba, e tirarselo dietro vigorosamente.
      DUSHMANTA. Ah! perché il cuor mi s'innamora di quel fanciullo come se fosse figliuolo mio?... (Medita un pezzo). Me infelice! non ho figli... E questo pensiero mi lacera l'anima.
      Le donne che custodiscono il fanciullo fanno di tutto perch'egli lasci in libertá il lioncello: - La lionessa ti sbranerá, o incauto, se ad essa non lo rendi. - Il fanciullo si ride della minaccia. Gli vien promesso un bel dono, se mette in libertá il lioncello; ed egli stende la destra in atto di riceverlo. Dushmanta gli osserva la palma della mano, e vi scopre segni d'impero. Sente che quella creatura gli è cara, e sospira pensando alla consolazione d'un padre nel recarsi sulle ginocchia i suoi figliuoletti e pargoleggiare con essi; consolazione che egli piú non ispera. Le donne, facendosi piú vicine al re, stupiscono nel trovar tratti sul volto di lui somiglianti in estremo a que' del fanciullo, e nel veder che questi, altero cogli altri, con Dushmanta è tutto mansuetudine. Il re interroga le donne sulla condizione di quel fanciullo, e a poco a poco viene ad intendere che è stirpe di Puru, che ha per madre la figliuola d'una ninfa e che il padre di lui ripudiò la sposa.


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Scritti critici e letterari
di Giovanni Berchet
Laterza Bari
1912 pagine 282

   





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