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      E, mentre che il re chiede ansioso qual sia il nome di codesta sposa reale, il fanciullo, udendo una donna parlar del "saconta-lavanyam"(56), crede che si parli di tutt'altro, e grida: - Sacontala, Sacontala! dov'è la madre mia, dov'è? -
      Finalmente è caduto dal braccio al fanciullo un amuleto, dono di Casyapa. Era tale la virtú di quell'amuleto, che si trasformava in serpente e mordeva qualunque mortale osasse raccoglierlo dal suolo: il padre solo e la madre di chi 'l portava potevano toccarlo impunemente. Dushmanta non sa nulla di ciò: lo ha giá toccato; lo stringe in mano; non è serpente, non morde. Le donne riconoscono dunque in lui il padre del fanciullo, e gli narrano quanti altri avesse giá offeso l'amuleto. Quindi partono liete, per far nota a Sacontala quell'avventura.
      Sopravviene tosto Sacontala in veste lugubre, coi capegli annodati in una sola treccia, che le scorre lunga lunga giú per le spalle. La sua faccia è sparuta; negli occhi suoi è il dolore.
      DUSHMANTA. Ti ho trattata crudelmente, o cara. Ma l'amore piú caldo è sottentrato alla crudeltá mia. Sovvengati di me; e mi perdona.
      SACONTALA. Sarò interamente felice quando cesserá l'ira del re.
      DUSHMANTA. Una nube, una malia mi aveva oscurata la memoria. La caritá de' celesti finalmente mi ti riconduce innanzi, o amabilissima fra le creature.
      SACONTALA. Il re sia sempre...(57). E non può profferire la parola "vittorioso" e dá in un subito pianto.
      DUSHMANTA. Dimenticati, o cara, della mia crudele ripulsa. Mettila in bando dalla memoria.


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Scritti critici e letterari
di Giovanni Berchet
Laterza Bari
1912 pagine 282

   





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