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      Eaubonne e la valle di Montmorency prestarono l'ultimo asilo al signor Ginguené; e l'ultima voce di lui fu udita in quelle amene campagne... Ora non vi suonano che i gemiti della sua vedova moglie.
      Possa un sospiro de' nostri lettori italiani, un sospiro che sia l'espressione della tristezza insieme e della riverenza, espiare una villania fatta al signor Ginguené da un italiano! È noto a tutti di che modo l'Alfieri pagò d'ingratitudine un favore usatogli spontaneamente dal signor Ginguené, quando questi cercò di salvargli dalle mani del fisco di Francia la libreria ed i manoscritti. La lettera che il signor Ginguené, dolente dell'insulto onde vide ricompensato il proprio zelo, scrisse su di ciò all'abate di Caluso, e l'indole stessa del fatto, dimostrano quanto sia stato il torto dell'Alfieri. In discolpa di lui nulla può dirsi saviamente; e, se avessero spaccio tuttavia gli arzigogoli e gli insulsi sotterfugi de' retori, appena appena diremmo che quell'atto villano lo commetteva l'autore del Misogallo, ma che Vittorio Alfieri non lo sapeva.
     
      GRISOSTOMO.
     
     
     
     
      XVIII
     
      BENEDETTO CASTELLI(59)
     
      L'adulazione mercenaria di parecchi letterati ha fatto brutto servizio agli elogi. Per essa queste forme oratorie, destinate ad onorare la sapienza, l'amor della patria e tutte le altre virtù civili, sono oggimai cadute in discredito presso molti. Quante volte la parola "elogio" sveglia in capo a chi l'ascolta un'idea a cui di necessitá tengono compagnia altre idee schifosissime! Ma, come la spada non è infame se non quando la impugnano i traditori, cosí l'elogio può essere santo se scritto con santa intenzione.


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Scritti critici e letterari
di Giovanni Berchet
Laterza Bari
1912 pagine 282

   





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