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      Vidi (credetelo, o posteri) il foglio arditamente sincero, il foglio che tien desta l'invidia, quand'ella piú s'affanna a persuadere che dorme, il mio povero Caffé lacerato in mille brani, bruttato nel fango delle strade.
      E l'asino grave, e lo stupido bue, e l'armento servile delle pecore lo calpestavano passando! Sento ancora i ragli di gioia, i muggiti di trionfo, i belati di compiacenza. Oh vergogna, oh sventura irreparabile! ahi, ahi, ahi!...
      Dimmi tu, o solo compagno rimastomi in tanta guerra, come potremo difenderci?
      Ecco primo venirne contro il rotondo signor Cristoforo, ingegnosissimo, terribilissimo per grandi occhiali sul naso e impolverata parucca(62)!
      Ei m'accenna col dito alle turbe e grida: - Quegli è il colpevole, quegli il ribelle che ardisce resistere all'autoritá, stimare i moderni, non adorare gli antichi. Guai se il mondo uscisse di pupillo e l'ascoltasse! Urlate, o turbe: fischiate, percuotete, uccidete. Lo scellerato pretende che si ragioni! -
      E le turbe, che non ragionano e non intendono, mi guardarono minacciose; ed io, traendomi in disparte, risposi:
      - O gente degna delle "ghiande saturnie", placatevi e calpestate questo male sparso Caffé. -
      Venne Adonio, il damo per eccellenza; Adonio, il condottiero profumato della schiera degli eunuchi. Costui, recandosi tra le mani l'ultima raccolta di Ana, cercò tra le pagine un epigramma, e mi trafisse.
      Ahi, ahi, ahi... Oh mio mal prodigato Caffé!
      Ma chi mi giunge a sinistra dietro le spalle? Ecco la schiera bruna che bulica come un formicaio.


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Scritti critici e letterari
di Giovanni Berchet
Laterza Bari
1912 pagine 282

   





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