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      Perché una forza irresistibile di perfezionamento è nella nostra natura, e progredisce e trionfa; e, simile al fato, conduce i volenterosi, e i repugnanti strascina.
      Ma di chi la gloria, di chi? Amici del nostro cuore, che sudate con noi nell'altissima impresa, non lasciateci or soli frammezzo ai turbini. Ove siete, che fate?
      Due di voi, io lo so, compiacendo al lor genio, si ascondono nelle solitudini.
      Allato allato delle vostre predilette, seduti a sera sull'erta della collina, seguite con occhio innamorato le stelle remote, e alla presenza delle bellezze del cielo parlate le speranze d'una vita migliore.
      Intanto noi tra le mura infiammate della cittá scriviamo la notte, scriviamo il giorno, e appena abbiam tempo di mandare un sospiro.
      Dove sono gli altri? ahi! dove sono? Voi correte in caccia le campagne, o saltate i fossati, o veleggiate sui laghi ascoltando i canti verginali di che sull'alba risuonano le sponde, o cercate i semplici costumi tra le montagne dell'Elvezio vicino... Ma ricordatevi di noi, che siamo qui soli!
      E tu pure, altero e ritroso ingegno, che fai? Né amoreggi, né viaggi, né scrivi, e godi il tuo sommo diletto lasciando correre il pensiero negli aerei campi dell'Idea(64).
      Ozio è questo, o fratelli: Piloncino ne ride, e noi due ne piangiamo, improvvisando la nostra elegia.
      Oh, povera Elegia! Ora t'innalzi, ora strisci nella polvere, e non somigli a nessuna. Guai se t'abbatti in qualche grave maestro, che voglia riscontrare le tue forme sul modulo de' precetti!(65).


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Scritti critici e letterari
di Giovanni Berchet
Laterza Bari
1912 pagine 282

   





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