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      (72). E infatti non è egli un guazzabuglio altrettanto ridicolo il tuo, quando in argomenti moderni vai intarsiando sentimenti e immagini e riti e costumi e idee de' popoli antichi? Se Giovanni Lorenzo ti presenta l'eroe di Macedonia sotto il nome di "infante don Alessandro", tu sghignazzi, e n'hai ragione. Ma non dovremo sghignazzar del pari ancor noi, allorché tu ci presenti una povera monachetta sacra a Maria ed a Cristo sotto il nome di "vestale"? allorché di due giovinetti, che si legano in matrimonio innanzi al curato, tu ci parli come di due, che, "coronati di rose", si giurano fede innanzi "all'ara d'Imeneo"? allorché d'un professore dell'universitá dici ch'egli è un "sacerdote di Minerva", e va' discorrendo? Che razza di logica è la tua? - Sono erudito, e Giovanni Lorenzo non l'era. - Bravo! tienti la tua erudizione, che è cosa buona e, se non sai farne altro, illustra con essa un qualche ciottolo vecchio; ma non isprecarla fuor di proposito. O, piuttosto, vendine alcune libbre, onde comperarti poi una mezz'oncia di sale critico. Imparerai allora che il ridicolo non istá nell'ignoranza di Giovanni Lorenzo, né tampoco nella tua erudizione; bensí nella goffa mescolanza che entrambi ci fate di idee eterogenee.
      Lettori, torniamo al nostro proposito. Un Caloandro de' "bei parlari" avrebbe detto: "torniamo a bomba".
      Regnava allora in Castiglia Alfonso decimo, soprannominato il "savio": non perché fosse un buon re, ché anzi fu falsatore di monete e meritò di essere alla fine cacciato dal trono; ma perché, come meglio il comportavano i suoi tempi, fu letterato e promotore degli studi.


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Scritti critici e letterari
di Giovanni Berchet
Laterza Bari
1912 pagine 282

   





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