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      Mi si permetta dunque di riportare qui gli ultimi risultati di detto confronto. Serviranno essi a manifestare il complesso de' motivi onde muove la opinione che credo di dover sottoporre all'imperial regio governo.
      Nelle prime pagine, ove il lavoro è meccanico, e di null'altro trattasi che dell'abbiccí e delle sillabe e dell'aumento progressivo di esse, questi due libretti procedono di pari passo; e il tedesco non vince l'italiano che di prolissitá. Ma, allorché si incomincia a presentare a' fanciulli molti interi vocaboli da leggere, uno de' libri piglia una strada, l'altro ne piglia un'altra; e non par dubbio che il tedesco s'abbia scelta la migliore.
      Ecco quel che fa l'italiano. Butta la parole, quali sono suggerite dal numero delle sillabe ch'ei vuole rappresentare e dall'ordine alfabetico della prima lettera di esse, senz'altra intenzione veruna. Poi salta a dirittura ad infilzare dettati e proverbi morali da servir di lettura al ragazzo, che li legge senza intenderli e senza profittarne, perché le idee astratte, di cui sono composti, ei non sa raccoglierle, non sa applicarle a' casi concreti. Costituito cosí mero pappagallo e niente piú, il fanciullo lo si fa camminare alle favole; le quali sono altre idee astratte, intorbidite ancor piú dal velo dell'allegoria, e gli presentano, nuotanti in un mar di menzogne, alcune magre veritá morali, non proporzionate né al suo intendimento né alle occorrenze della sua freschissima vita. Che dagli apologhi l'uomo giá adulto, ed avvezzato a riconoscere le relazioni tra cose e cose, possa qualche volta ritrarre diletto insieme ed utilitá, non è da negarsi.


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Scritti critici e letterari
di Giovanni Berchet
Laterza Bari
1912 pagine 282