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      Per poco che dovesse durare ancora questa sfiduciata indifferenza delle moltitudini; per poco che la valorosa saviezza dell'esercito fosse di soppiatto avvelenata ancora da perfide suggestioni, che insegnano l'indisciplina e l'inobbedienza; per poco che la caritá della patria proseguisse ancora a trasformarsi in invidie personali, e la veritá dei fatti continuasse a non ottener fede, e tutta la fede invece la si desse sfrontatamente ancora ai sogni della fantasia: io non so a che buon fine potrebbe mai capitare questo tanto vantato risorgimento d'Italia.
      Ma io ho fede, e fede viva, nel buon senso delle in apparenza neghittose popolazioni. E del loro risvegliarsi mi dá giá qualche sentore un grido spontaneo, levatosi, son pochi giorni, in una delle piú colte cittá d'Italia, il grido: - Vogliamo i galantuomini! vogliamo i galantuomini! - grido, che rammenta l'antica saviezza, l'antica onestá popolana. Se un altro grido bisognasse a qualche altra cittá, davvero mi farei lecito di proporre questi: - Non vogliamo licenza! non vogliamo anarchia! - Perché davvero libertá non può essere dove non sia amor dell'ordine, dove non sia religioso rispetto alle leggi ed alle istituzioni che ci reggono. Attenendoci di buona voglia a queste, in queste lealmente confidando, di queste alacremente giovandoci, traendone tutte le conseguenze, ci salveremo, io spero, trionfanti, dai nemici interni; la guerra, che per avventura ci sovrasta contro lo straniero, noi la potremo imprendere sicuri della vittoria; e la libertá, che noi vogliamo con tutto il cuor nostro, noi la consolideremo e la consegneremo pura, splendida, ampliata ai figli nostri.


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Scritti critici e letterari
di Giovanni Berchet
Laterza Bari
1912 pagine 282

   





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