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      (12) Cosí cosí.
      (13) Tanta abbondanza.
      (14) Ma questo maledetto contagio.
      (15) L'estensore di questo articolo, mentre che si professa rispettoso verso il sapere di chicchessia, reputa opportuno di giovarsi dell'occasione presente per far nota la sua insistenza nel parere manifestato da lui giá da qualche tempo, in altro scritto, relativamente alla divisione della poesia in "romantica" e "classica". Quella divisione gli parve e gli par tuttavia utilissima sí alla teoria che alla pratica. Alla teoria, perché serve a caratterizzare con due denominazioni generiche le invenzioni poetiche ispirate dal cristianesimo e dalla civilizzazione europea dopo l'invasione de' barbari, distinguendole da quelle derivate dal paganesimo e dal complesso de' costumi in Grecia ed in Roma; alla pratica, perché il parallelo tra le due civilizzazioni tende a far risaltare sempre piú evidentemente la pedantesca servilitá del classicismo nelle opere moderne. E però l'estensore, non per tenerezza ch'egli porti a' vocaboli, ma perché convinto della convenienza delle idee che con que' segni s'è voluto indicare, rinnova qui il voto che qualcuno s'incarichi della briga di trattarne ex professo in un'opera italiana, raccogliendo ciò che di meglio ne hanno giá ragionato i tedeschi ed i romantisti francesi, ed aggiungendovi quelle ulteriori riflessioni, quegli schiarimenti, quelle deduzioni e conseguenze che possono giovare all'intelligenza ed al perfezionamento di un sistema di dottrine giá propagato in Europa, sul quale si parla tuttavia e si continuerá certo a parlare dai dotti.


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Scritti critici e letterari
di Giovanni Berchet
Laterza Bari
1912 pagine 282

   





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