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      (33) Pare da ciò che presso gl'indiani i divertimenti teatrali fossero, come presso i greci, una specie di riti sacri. Si è tradotta la benedizione non come un tratto di poesia da poter fare effetto in Italia, ma come una bizzarra curiositá. Ne' greci e ne' latini vi ha pur molte e molte particolaritá che per noi sono insipide, appunto come la benedizione del bramino.
      (34) Puru, uno de' piú famosi tra gli antenati di Dushmanta.
      (35) "Mallica", forse il "nyctanthes sambac" (Linneo).
      (36) "Amra", albero d'alto fusto e vaghissimo pe' suoi fiori.
      (37) "Madhavi", "ipomea quamoctit" (Linneo).
      (38) La vivace fantasia degli indiani popolava di dèi, di dèmoni, di spiriti, ecc. tutta la natura. E però sotto le sembianze di quell'ape le fanciulle sospettavano forse nascosto qualche demone malefico. E che nella persona del re fosse la possanza di contrastare a siffatti dèmoni lo vediamo in vari luoghi del dramma; specialmente quando gli anacoreti invocano il soccorso di lui, e quando lo stesso dio Indra manda lui a combattere contro i dèmoni "Danavas".
      (39) Vedas sono i quattro libri del codice sacro degli indiani.
      (40) "Erba cusa", "poa cynosuyoides" (Linneo).
      (41) "Curuvaca", pruno, quasi sempre fiorito.
      (42) La consolazione di Sushmanta può paragonarsi a quella che prova Romeo nella scena II dell'atto II della tragedia Romeo e Giulietta di Shakespeare
      (43) Qui nel dramma vedesi un tratto di galanteria che sente del francese. Sacontala improvvisa un couplet amoroso; e Dushmanta si presenta tosto a lei, improvvisandone un altro in risposta.


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Scritti critici e letterari
di Giovanni Berchet
Laterza Bari
1912 pagine 282

   





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