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      I comunisti ebbero torto a fulminarci come piccoli-borghesi e come anti-rivoluzionari e hanno torto a persistere in questo atteggiamento di ostilità. Ma se hanno torto nel senso che il nostro programma e tutta la storia del nostro movimento smentiscono nel modo più assoluto le loro accuse, hanno ragione in quanto è naturale che essi si credano più rivoluzionari, più all'estrema sinistra di noi. Ciò è legittimo, e più che naturale.
      Dato che le nostre critiche alla politica bolscevica sono causa di attrito tra noi e i comunisti e pregiudicano l'alleanza rivoluzionaria che, di fatto, esiste tra noi e loro, credo opportuno discutere il nostro atteggiamento di fronte alla politica bolscevica per vedere se vi sono anche da parte nostra eccessi ed errori. Credo che più che di errori si possa parlare di eccessi.
      A proposito della politica agraria dei bolscevichi si è caduti, ad esempio, in esagerazioni. Che la politica di requisizione sia stata folle è indiscutibile, che la politica di rifornimento delle campagne sia stata insufficiente è indiscutibile; che il tentativo di nazionalizzazione delle terre con relativi decreti inutili e uniforme programma sia stato un errore colossale è indiscutibile. Ma da questo ad affermare che i contadini russi sono comunisti per natura, e che se la rivoluzione avesse avuto un libero svolgimento avremmo in Russia il comunismo rurale in senso kropotkiniano ci corre. E così pure è per quanto riguarda la nazionalizzazione dell'industria, l'ordinamento dell'esercito, la burocrazia, e via di seguito.


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Umanesimo e anarchismo
di Camillo Berneri
pagine 88

   





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