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      La critica anarchica alla politica bolscevica è caduta in eccessi dovuti alla cattiva conoscenza delle condizioni economiche, sociali, psicologiche della Russia.
      Non si è saputo sempre distinguere quanto era tendenza programmatica dei capi bolscevichi e quanto era necessità contingente, quanto era realizzabile con un indirizzo autonomista e federalista e quanto era non realizzabile anche col trionfo di questo indirizzo.
      Nella critica alla politica bolscevica s'è avverata quell'eccessiva valutazione dell'azione popolare che è la caratteristica dell'anarchismo di Kropotkin. S'è pensato, cioè, il proletariato russo più capace di realizzazioni comuniste di quello che sia realmente. Un altro errore è quello di non aver tenuto conto del fatto che tra lo scoppio della rivoluzione e l'attuale regime c'è stato un periodo abbastanza lungo di libero gioco di forze politiche e sociali, nel quale il movimento anarchico s'è esaurito e i partiti di sinistra hanno dimostrato di non essere all'altezza della situazione.
      È inutile sofisticare su quello che la rivoluzione russa avrebbe potuto essere. Essa è quella che è. E nel criticare il suo attuale arresto bisogna tener conto del fatto che alla politica di ripiegamento del governo bolscevico contribuiscono realtà più forti dei principi teorici.
      I contadini si sono appropriati delle terre che, di diritto, sono nazionalizzate, ma, di fatto, sono suddivise tra i piccoli proprietari che costituiranno la futura borghesia rurale.
      Lo scambio dei prodotti, più o meno clandestino, è generale e arricchisce tutta una categoria di nuovi pescecani.


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Umanesimo e anarchismo
di Camillo Berneri
pagine 88

   





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