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      Il deputato socialista chiedeva cioè che si consumassero milioni per far lavorare qualche centinaio di minatori, moltissimi dei quali potevano tornare ai campi. I quali minatori avrebbero lavorato col pesante piccone a consumare milioni tolti a Pantalone!
      Bisogna rilevare che le agitazioni dei minatori del bacino carbonifero del Valdarno erano capitanate da organizzatori dell'U.S.I. Il caso sopra citato è quindi doppiamente interessante, e richiede riflessione, perché ci richiama a un lato trascurato dagli anarchici operanti nelle unioni sindacali (il protezionismo) e perché ci fa intravvedere quali problemi del genere si possano affacciare per noi in un periodo rivoluzionario (tendenza di particolari categorie di operai a far sopravvivere industrie non redditizie dal lato dell'economia nazionale). Quale è stato l'atteggiamento degli anarchici incorporati nella Confederazione Generale del Lavoro e nell'Unione Sindacale Italiana di fronte al collaborazionismo socialista-padronale? Quando i dirigenti della F.I.O.M. anteponevano l'interesse di 30 mila operai, impiegati nella siderurgica, vivente all'ombra del protezionismo doganale e del sovvenzionamento statale, all'interesse di 270 mila operai occupati in industrie del ferro di seconda e di terza lavorazione (metallurgiche e meccaniche), le quali avrebbero tutte da guadagnare dall'avere a propria disposizione la materia prima a buon mercato, quale è stato l'atteggiamento degli anarchici organizzati nella F.I.O.M.? Mi pare che non ci sia stata da parte degli anarchici facenti parte delle organizzazioni operaie una chiara idea della loro funzione di educatori.


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Umanesimo e anarchismo
di Camillo Berneri
pagine 88

   





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