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      Viceversa, la tesi è che in un regime socialista anche nell'amministrazione delle cose si dovrà tenere un conto sempre più largo dell'uomo, oggi avvilito sul luogo del lavoro al rango di cosa. Non si tratta di cacciar la politica, categoria insopprimibile; ma di sostituire a una politica ingiusta e inumana, una politica più giusta e più umana.
      Umanesimo e anarchismo(8)
     
      Il movimento giellista ha messo in circolazione una parola che non è nuova né inconsueta tra i colti ma che ha suscitato sprezzanti sorrisi e suggerito facili ironie tra i caporalucci dell'emigrazione antifascista. Quella parola, Umanesimo, va intesa in modo più largo del significato, che le è generalmente attribuito, di ritorno, filosofico e letterario, all'antico. Umanesimo è parola che riassume lo spirito del Rinascimento e significa, ancora e sopratutto, il culto dell'Uomo preso come base di ogni concezione estetica, etica e sociologica. L'umanesimo è, sostanzialmente, definito nella celebre formula di Terenzio, Homo sum: humani nihil a me alienum puto; ossia «Sono uomo, e penso che niente di quel che è umano mi sia estraneo». Soltanto chi veda in ogni uomo l'uomo, soltanto costui è umanista. L'industriale cupido che nell'operaio non vede che l'operaio, l'economista che nel produttore non vede che il produttore, il politico che nel cittadino non vede che l'elettore: ecco dei tipi umani che sono lontani da una concezione umanista della vita sociale. Egualmente lontani da quella concezione sono quei rivoluzionari che sul piano classista riproducono le generalizzazioni arbitrarie che nel campo nazionalista hanno nome xenofobia.


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Umanesimo e anarchismo
di Camillo Berneri
pagine 88

   





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