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      Lenin travisa le cose. I marxisti «non si propongono la distruzione completa dello Stato» bensì prevedono l'estinzione naturale dello Stato come conseguenza della distruzione delle classi attuata dalla «dittatura del proletariato» ossia il socialismo di stato, mentre gli anarchici vogliono la distruzione delle classi mediante una rivoluzione sociale che sopprima, con le classi, lo Stato. I marxisti, inoltre, non propugnano la conquista armata del Comune da parte di tutto il proletariato, bensì propugnano la conquista dello Stato da parte del partito che presume rappresentare il proletariato. Gli anarchici ammettono l'uso di un potere politico da parte del proletariato, ma tale potere politico lo intendono come l'assieme di sistemi di gestione comunista, di organismi corporativi, di istituzioni comunali, regionali e nazionali liberalmente costituite fuori e contro il monopolio politico di un partito e miranti al minimo accentramento amministrativo. Lenin, a scopo polemico, semplifica arbitrariamente i termini della differenza corrente fra i marxisti e noi.
      La formula leninista «i marxisti vogliono preparare il proletariato alla rivoluzione mettendo a profitto lo Stato moderno» è alla base del giacobinismo leninista come del parlamentarismo e del ministerialismo social-riformista.
      Nei congressi socialisti internazionali di Londra (1896) e di Parigi (1900) fu stabilito che potevano aderire all'Internazionale Socialista soltanto i partiti e le organizzazioni operaie riconoscenti il principio della «conquista socialista dei poteri pubblici da parte del proletariato organizzato in partito di classe». La scissione avvenne su questo punto ma effettivamente l'esclusione dall'Internazionale degli anarchici non era che il trionfo del possibilismo, dell'opportunismo, del «cretinismo parlamentare», del ministerialismo.


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Umanesimo e anarchismo
di Camillo Berneri
pagine 88

   





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