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      Il segno epico è dato qui dal freddo calcolo e dalla sicurezza silenziosa: c'è la borghesia che congiura per la vittoria del proletariato».
      Per coloro, i più giovani, che nulla o poco sapessero dell'opera politica di Gramsci, ricorderemo che egli cominciò a prendere parte attiva alla vita del partito socialista nel corso della guerra, come collaboratore della stampa socialista di Torino, nella quale fu tra i primi a seguire con cura e a valutare gli sviluppi teorici e pratici della rivoluzione russa. Nel 1919 fondò la rivista L'Ordine Nuovo, che fu una delle migliori, e sotto certi aspetti la migliore rivista di avanguardia. Gramsci, che aveva preparazione di glottologo, fu uno dei pochi socialisti dalla cultura filosofica moderna e aggiornata.
      Del pensiero politico di Gramsci dell'epoca dell'Ordine Nuovo così scriveva Umberto Calosso, nell'agosto 1933, in un quaderno di Giustizia e Libertà:
      «L'Ordine Nuovo rivelava fin dal titolo un indirizzo originale, un programma di serietà costruttiva, lontano dalla retorica rivoluzionaria, quasi di un organo ufficiale avant lettre di uno stato socialista, in qualche modo già fondato.
      «Esso non concepiva la rivoluzione come un attacco frontale, ma come un esplodere di germi interni. Questi germi ricchi di tutto il futuro, Gramsci li vedeva nelle commissioni interne di fabbrica.
      «Allo sviluppo delle commissioni interne, create come intermediarie tra i sindacati operai e la direzione padronale in organi di autogoverno del proletariato, Gramsci dedicò tutta la sua anima, tanto nel giornale che personalmente.


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Umanesimo e anarchismo
di Camillo Berneri
pagine 88

   





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