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      Non a torto il Lombroso considera la maternità il vaccino morale della donna. Per moltissime donne la maternità è l'unica luce nell'anima buia, l'unica forza inibitrice nell'infuriare delle passioni, l'unica nota di fecondità morale nell'aridità dell'egoismo. Anche la donna ignobile acquista un aspetto di dignità nel pianto o nelle cure materne.
      È stato detto che l'amore è il genio della donna e i figli il suo capolavoro. Non sempre questo amore è intelligente e non sempre i figli sono tali da onorare la madre. Ma è certo che la donna ha avuto ed ha nella maternità la sua più alta funzione sociale. Inclinata alla protezione e all'assistenza della prole, la donna cercò di rendere permanente l'unione sessuale. Da femmina si fece donna mediante la maternità. Il legame tra la donna e il bambino è più intimo, più forte del legame tra l'uomo e la donna. Ed ecco la donna creare il focolare, per riscaldare il figlio e trattener il padre. Accettò l'asservimento all'omo per amore dei figli. Così Elia Reclus, nel suo interessante studio di etnologia comparata Les Primitifs riassume eloquentemente la storia della donna primitiva:
      «Alla donna la specie è debitrice di tutto ciò che ci ha fatto uomini. Attorniata da bambini, e con la mente intenta alle cure di essi, ella stabilì o trovò il primo riparo per mettere al sicuro la piccola famiglia: il suo primo nido fu così, forse, una fossa tappezzata di musco con attaccato un tessuto di larghe foglie; e quando immaginò di attaccare tre o quattro altre pertiche per i loro estremi, e di stendere tra esse altri tessuti di foglie la capanna fu inventata, la prima capanna.


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L'emancipazione della donna.
Considerazioni di un anarchico
di Camillo Berneri
pagine 60

   





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