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      Nelle campagne, la donna aggiunge ai lavori agricoli le fatiche della casa, ma il lavoro all'aria libera(21) e la riparatrice nutrizione compensano quasi sempre il depauperamento organico. Non così è delle operaie, che prolungano il lavoro in ambienti chiusi e insani, in un atteggiamento costante del corpo, a contatto con materie di lavorazione (fosforo, mercurio, piombo, ecc.) che le avvelenano.
      Le cifre più elevate di mortalità tubercolare si hanno nelle industrie, che si svolgono in ambienti chiusi, umidi, mal ventilati, sovrapopolati, e in quelle che danno, durante il lavoro, sviluppo di polvere o emanazioni irritanti.
      Da uno studio del dott. P. Ferrari sulla mortalità per tubercolosi in Milano nel decennio 1903-1912 si rivela che, a parità di professione e di mestiere, le donne sono più colpite dalla tubercolosi che gli uomini. E questo è dovuto anche al fatto che la donna, dopo il lavoro industriale, deve attendere alle faccende domestiche. Ecco uno specchietto statico che dimostra l'importanza della scelta del mestiere o della professione.
     
      Mortalità per tubercolosi in Milano:
     
      Compositrici e stampatrici
      64,25%
      Lavoranti cartonaggi e tappezzerie
      55,00%
      Lavoranti spazzole, crine, turaccioli
      52,77%
      Commesse e magazziniere
      48,01%
      Lavoranti prodotti chimici
      47,67%
      Lavoranti in pelle
      45,14%
      Stiratrici
      42,12%
      Passamantaie
      41,80%
      Lavoranti in metallo
      40,07%
      Impiegati
      37,10%
      Contadine, ortolane, fioriaie
      12,30%
      Commesse negozi alimentari
      10,30%
     
      Queste cifre sono terribili per chi pensi che la tubercolosi colpisce nel fiore dell'età.


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L'emancipazione della donna.
Considerazioni di un anarchico
di Camillo Berneri
pagine 60

   





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