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      La madre operaia non esplica sufficientemente la propria missione eugenetica. Il deficiente sviluppo del suo scheletro, il bacino ristretto, l'impotenza ad allattare per insufficienza funzionale della glandola mammaria lo dimostrano. E lo dimostra il numero degli aborti, dei parti prematuri, dei nati morti, altissimo nei quartieri industriali e in ragione diretta del numero delle donne che si son fatte operaie.
      In certe industrie i danni del lavoro sono terribili. Quando in Inghilterra le donne erano ancora occupate alla produzione della biacca, da un'inchiesta in una fabbrica nella quale lavoravano 77 donne risultò che, nel periodo di sorveglianza, si ebbero 21 nati morti, 90 aborti, e 40 lattanti morti per convulsioni prodotte dall'avvelenamento materno.
      La madre operaia avrebbe bisogno di molte cure, poichè lo stato di gestazione, di puerperio e di allattamento presentano grande ricettività di malattie.
      Durante la gravidanza avrebbe bisogno di intensa alimentazione e di riposo, per compensare alle perdite a favore del feto(24) e prepararsi a sopportare senza esaurimenti l'allattamento. Invece si affatica, correndo continuamente pericoli e mettendo in giuoco la vita della creatura. Questi pericoli sono tanti e tali che negli stabilimenti modernamente organizzati, le donne gravide debbono abbandonare il lavoro, anche nei primi mesi, perchè finanziariamente pericolose(25), e il surménage pregiudica tanto l'operaia gravida da danneggiare con lei anche il feto, come risulta dalle indagini sui feti nati a termine delle località industriali(26).


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L'emancipazione della donna.
Considerazioni di un anarchico
di Camillo Berneri
pagine 60

   





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