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      Scrivendo della donna operaia, ho voluto attirare l'attenzione sulla Cenerentola della questione dell'emancipazione femminile.
      La donna operaia: ecco il lato del problema che mi pare il più grave!
      La donna s'è fatta operaia non per naturale inclinazione, bensì per necessità. È diventata un essere ermafrodito, sul quale pesano le due condanne bibliche: quella dell'uomo e quella della donna. La civiltà industriale dice alla donna: «Tu lavorerai con sudore»; «Tu partorirai con dolore». La madre operaia non è l'angelo della famiglia; il lavoro extra domestico le taglia le ali. La donna viene corrotta, viene minorata, viene uccisa ancora fanciulla dalla fabbrica, dal laboratorio, dal negozio.
      L'applicazione della propria potenzialità produttiva di vari rami della vita economica ha contribuito ad emancipare la donna dalla soggezione maschile, a crearle una certa indipendenza economica e morale. Ma per questo non si può dire che l'emancipazione della donna sia effettuata nell'officina, dove la donna è soggetta a tutti i pericoli e ai pesi del lavoro maschile, con grave danno della sua salute fisica e psichica. Scrivendo il capitolo sulla donna operaia ero continuamente tentato di sviluppare la trattazione, sì che il lettore giungesse a concludere col Prato che chi consideri il problema della donna operaia «un poco più profondamente e tenga conto del rendimento integrale, presente e futuro, delle forze produttive disponibili, non può esimersi dal pensare che, anche senza uscire dal puro campo economico, l'assenza della donna dalla casa è spesso, per essa, pel marito e per i figli, una calamità e un danno non compensato dal guadagno che ricava alla fabbrica; che fisiologicamente essa non di rado ne soffre, compromettendo l'integrità fisica delle generazioni future; che moralmente vi subisce per lo più la peggiore depravazione».


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L'emancipazione della donna.
Considerazioni di un anarchico
di Camillo Berneri
pagine 60

   





Cenerentola Prato