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      Se non che vennemi in mente di propor loro in buon punto un consiglio: ciò fu di estrarre i migliori pezzi di Dante, che a loro stessi avean recato cotanto diletto, e raccoglierli insieme in un piccol volume di tre o quattro canti veramente poetici, e questi ordinare come si può, e i versi, poi, che non potrebbero ad altri legarsi, porli da sé a guisa di sentenze, siccome d’Afranio e di Pacuvio fecer gli antichi. A questa condizione accettarono tutti i poeti Dante per loro compagno, e gli accordarono il privilegio dell’immortalità, che loro è concessa dal fato. Io penso, Arcadi, che non sarete di parere diverso da quello d’Omero, di Virgilio, d’Orazio, d’Anacreonte, e di tutti coloro che voi stessi tenete per maestri e per classici in poesia. State sani.
     
      LETTERA QUARTA - AGLI ARCADI
     
      Erano gl’italiani in tumulto, poi ch’ebbero udita la sentenza da noi pronunciata sopra il poema di Dante, e temerono non qualche danno all’onore della italica poesia sopravvenisse, per l’autorità che ottiene ancora nel mondo il suffragio degli antichi maestri. Videsi a molti segni esser gl’italiani poeti ed autori oltre modo gelosi per lor natura della gloria poetica e letteraria. Quindi, al primo raccogliersi che noi femmo altra volta, eccoti d’ogni parte accorrere svolazzando anime ed ombre, che qual uno qual altro degl’italiani poeti ci presentano in vari libri e volumi di ogni mole e figura. Noi fummo dapprima di tanto numero sbigottiti, sapendo noi e dicendolo spesso Orazio a gran voce, esser pochi i buoni poeti privilegiati da Giove e per viva fiamma ed ardente degni del cielo.


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Lettere Virgiliane - Lettere Inglesi e Mia Vita Letteraria
di Saverio Bettinelli
1758 pagine 205

   





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