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      Ma non perdonossi ad alcuna elegia, non ad alcun epigramma, ode od altro, né a’ poemi medesimi del Sannazaro, del Vida e di cento lor pari e pedissequi freddi di tutti noi. Alla qual nuova offesa via più turbato quel popolo verseggiatore, già ne minacciava d’un’aperta ribellione, onde timor ci venne di veder forse per loro tutto l’Elisio in battaglia. Se non che il Fracastoro, uom veramente d’antica virtù, e a me caro al par di me stesso per una certa comune indole di natura e di studio e d’ingegno, fattosi verso loro con quel venerando suo aspetto, e l’amicizia attestando che co’ più d’essi l’avea vivendo legato: — Non vi turbate — lor disse — del severo giudicio de’ padri nostri, né quasi ad onta nol vi recate. Voi ben vedete esser bisogno all’Italia di qualche sforzo per iscuotersi dalle cieche superstizioni di poesia, che da troppo gran tempo le allignano in seno e che germogliano sempre più folte ed orgogliose né lascian sorgere qualche ingegno felice, che in terreno men occupato stenderebbe gran rami e radici e leverebbe al cielo le cime. Di qua venne la sterilità della patria, per cui da gran tempo non eccellente poema, non immortale poeta, le si è fatto vedere. Ma voi però non avete a temer dell’obblio, per quanto all’Italia possan sopravvenire o i barbari un’altra volta o i marineschi. Di ciò consolatevi. L’opere vostre son scritte con eleganza, con purità, con leggi di lingua e di buon gusto. Lo stile delle parole vi salverà. Questa è l’impronta che fa passare con sicurezza la memoria degli scrittori con le loro fatiche sino all’ultima posterità, e trova sempre ingegni e tempi ammiratori di lei.


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Lettere Virgiliane - Lettere Inglesi e Mia Vita Letteraria
di Saverio Bettinelli
1758 pagine 205

   





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