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      Ve n’ho dell’obbligo, perché amo lei e voi. Ricordatevi che io sono inglese, né voglio suggezione. L’indipendenza è la mia passione anche nelle parole, e qualche inglesismo mi si dee permettere, che sarebbe in Italia delitto di lesa Crusca e scandalo de’ grammatici. La patria vuole il suo dritto, e sento con l’aria di Londra addensarsi il mio capo e il mio pensare, come accade ai romani tornando da Tivoli e da Frascati. Chi sa che non vi scriva ancora in veneziano? Libertà, in somma, questa faccia la base del nostro trattato di commercio. Sapete che la vostra lingua veneta mi piace assai. Sono appassionato per l’ariette da battello, le canzon barcarole, pei sonetti e le canzonette di quel vostro gentiluomo; la conversazione delle vostre dame piacevami assai, anche per quel linguaggio sì vivace insieme e gentile. Oh come un inglese nato a tacere, e avvezzo alle sue dame-statue, trova un’insolita grazia nel convivere tralle vostre! Noi le tostiamo(7), è vero, ma anche le accomiatiamo ai frutti, perché ci vengono a noia, se mal non m’appongo.
      Ma quale argomento mi date per le mie lettere? E voi volete ch’io vi dica il mio pensiero sopra gl’italiani, massime letterati? Oh questo sì che mi può far ridicolo! È ben vero che gusto le buone lettere, le unisco alla musica, alla pittura, al teatro, ai casini: i letterati mi facevano la loro corte, mentre io la faceva alle virtuose, mi ricordo quel giorno, in cui mi paragonaste, colla vostra malizia italiana, alla signora principessa di W..., che passa la giornata tra il suo nano, la sua scimia, il suo pappagallo, e il precettore del principino.


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Lettere Virgiliane - Lettere Inglesi e Mia Vita Letteraria
di Saverio Bettinelli
1758 pagine 205

   





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