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      Ma un forestiere, e, permettetemi dirlo, un inglese ancor meglio, se ne diverte in cuor suo più che non credete, benché non insulti e derida come tanti francesi le vostre lettere e la poesia, che credono essi in Italia non esser buona ad altro. Ma che volete che dica, quando sente in piazza di San Marco improvvisare in rima, e tirar tutto il mondo ad udirli come poeti mirabili, gli stessi ciurmatori e saltimbanchi? Non ci mancava, per avvilire il linguaggio degli dèi, l’arte di Febo e delle Muse, che vederla tra i bossoli dell’Orvietano e le scimie de’ cavadenti. Non nego esser pregio di vostra lingua, ed unico pregio, quello di improvvisare; sebbene io lo abbia sempre assai sospettato d’impostura; e avendomi poco prevenuto in suo favore l’aver sempre incontrato, in varie città d’Italia, che gl’improvvisatori erano religiosi(15), gente, a mio credere, nata a tutt’altro ed educata in cose e studi molto più seri che i versi non sono. Né gli «uomini di garbo», come si dicon tra voi, non gli ho trovati assai favorevoli a quella gente, che lor parea profanare il sacro abito e la poesia insieme; tanto più che non eran buoni poeti in iscritto, né dotti fuorché in superficie. L’abate Rolli, essendo io giovane, udii più volte parlarne con dello spregio, benché avesse improvvisato anch’esso talvolta con grande applauso. Ed anche per questo condanno l’abuso della vostra poesia, non meno che per le Raccolte, e compatisco monsieur de Fal... che fece mettere alle sue livree per passamani que’ fregi d’una Raccolta e si compiaceva d’avere al suo servizio tanti poeti quanti né AugustoMecenate non poté averne.


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Lettere Virgiliane - Lettere Inglesi e Mia Vita Letteraria
di Saverio Bettinelli
1758 pagine 205

   





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