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      Che se alcuno vuol pur distinguersi, come ha fatto il signor Stevens(17), che, dopo aver fatto in Venezia la figura che ben sapete, pochi anni sono è divenuto a Londra autore ed ha stampato i suoi viaggi, allora vedesi più che mai quanto poco impieghin di tempo e di diligenza nelle osservazioni e negli oggetti importanti di un viaggiatore. Io n’ho conosciuto uno, di tali inglesi, il quale, impegnato in una amicizia, pagava ogni mattina un de’ vostri ciceroni, che andasse a veder per lui le rarità delle pitture, dei palazzi, delle chiese, e con gli occhi di questo esaminò molte città d’Italia, e con la critica di questo e col suo stile fece un libro da stampare in Inghilterra, né vedeste mai persona più contenta di quel che fosse suo padre, benedicendo il denaro che suo figlio avea speso sì bene. Eppur seguono e seguiran sempre gl’inglesi ad uscir della patria e a mandar fuora i lor figli, benché sappiano tutto questo; finché non venga qualche imposizione a proibire questo abuso, che fa uscire tanto denaro ed entrar tanti vizi nel regno. Ma questo è il nostro destino, il fare de’ bei progetti e non concluder mai nulla. Voi nondimeno avete grande idea del nostro governo e della costituzione inglese, tanto esaltata ai dì nostri e venuta anch’essa alla moda con tutti i nostri pregi. Eppur vi sarebbe da esaminare, e da divertirsi. Ma non entriamo in politica, che troppo annoia, in tempo in cui tutti ne son maestri.
      Piuttosto vi divertirà il conoscere la nostra solidità di pensare, che anch’essa ha gran credito presso voi e i francesi: vero è che non siam sì leggeri e sì frivoli come questi, né sì creduli e semplici come gl’italiani.


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Lettere Virgiliane - Lettere Inglesi e Mia Vita Letteraria
di Saverio Bettinelli
1758 pagine 205

   





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