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      ». Vedi tutta la lettera.
     
      Nota 5. Vedi nel citato Discorso dell’abate Conti: «Più saggi furono i lirici di questo secolo, poiché, resuscitato dal Bembo il gusto della poesia petrarchesca, si rinnovarono, colla scelta accurata delle voci poetiche, le idee del Petrarca, alle quali poco o nulla esse aggiunsero, se ben, per le traduzioni dei dialoghi di Platone dal greco e degli altri filosofi, la filosofia platonica fosse più nota. Si credea che il Petrarca avesse eletto quel che era più gentile e più delicato, e si pensò che lodar la sua donna con altre maniere che le proposte non fosse né leggiadro né applaudito. Si variarono, è vero, le forme del dire, e la robustezza e il giro introdotto dal Costanzo, e lo spezzamento e quindi la maestà del verso introdotto dal Casa mostrano che alla poesia italiana si potevano accrescere nuove attrattive e nuovi colori, ma, per ciò che riguarda l’oggetto, né il Costanzo, né il Casa punto si discostano dall’amore, ecc.».
      Vedi la lettera del medesimo Conti scritta al signor marchese Repetta. «Io spero ch’egli vi procurerà un’ora di lettura piacevole e vi scoprirà, nel tempo stesso, che, mentre alcuni de’ nostri poeti impiegano gli studi loro a far de’ centoni del Petrarca, le altre nazioni aspirano a meritare il nome di poeta, cioè d’artefice di cose nuove».
     
      Nota 6. Maffei, Giornale d’Italia, tomo II, anno 1712. «Sono piene di certo spiritoso e brillante le rime del Barbati, che, in questo genere, pochi di quell’età se gli possono agguagliare. Scrive egli sullo stile del Petrarca e de’ buoni autori, ma non in guisa che di quando in quando non corra una strada del tutto sua; vi si scorge un ingegno che si lascia guidare, ma, con giudizio, più da se stesso che dagli altri, e più da una fantasia libera e feconda che da una scrupolosa imitazione, costume quasi universale ai poeti di quell’età [1500], pochi de’ quali hanno saputo muovere un passo che sulle altrui vestigie non fosse.


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Lettere Virgiliane - Lettere Inglesi e Mia Vita Letteraria
di Saverio Bettinelli
1758 pagine 205

   





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