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      Ed ecco ove guida e precipita anche i grand’uomini il non discernere quel che a luogo e tempo conviene. Ma, ritornando a Dante, sapete voi, signori italiani, che se Dante avesse oggi a fare un poema, il farebbe tutto diverso da quel che il fece, e si vergognerebbe di uno stile sì strano ed enigmatico? Io vi accordo, che farebbe un poema inarrivabile, che avreste il più gran poeta del mondo in lui, e che il saggio del conte Ugolino fa credere che, facendo oggi il rimanente simile a quello, sarebbe un miracolo di poesia. Ma poiché pur quella Commedia fu fatta nell’infanzia delle vostre lettere e della lingua, perché volete voi riguardarlo come fatto nell’età adulta, come se non vi fosse differenza tra i passi di un bambolo e que’ d’un gigante, o, per dir meglio, tra i passi d’un gigante infermo, legato, che cammina tra le tenebre e in mezzo ai precipizi, ed uno che ha le sue forze, la sua libertà e tutta la luce del pieno giorno? E voi, non di meno, volete scrivere com’egli fece? Mi par questo un tornare alle ghiande in grazia di Saturno, quando si ha del pane. Leggete il Bembo a tal proposito(88).
      Ma fate quanto sapete a difesa di Dante, proteggete i vostri idoli quanto volete, voi non ingannerete fuor che voi stessi per qualche secolo, e, quando avrete, alla fine, veduto con occhio più generale ed, imparando dalle altre nazioni, conosciuti i vostri pregiudizi, sarete ben vergognati di tanta ostinazione ed inganno. Imperciocché v’ha delle leggi di poesia, che sono nate con noi, e scritte nell’anima, leggi intrinseche alle arti, che comandano agl’italiani, a’ francesi, agli spagnoli, a tutti egualmente.


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Lettere Virgiliane - Lettere Inglesi e Mia Vita Letteraria
di Saverio Bettinelli
1758 pagine 205

   





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