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      Dal che poi ne seguì, come è solito quand’altri sale in molto grido, che infiniti altri di molto minor levatura si professassero suoi appassionati celebratori, tuttoché o non l’avendo letto o non l’avendo compreso. Ora egli avvenne appunto, intorno a questo poeta, quell’istesso che fino ai tempi di Cicerone, come fu notato da lui, era solito ad avvenire: cioè «che spesso ne’ poemi e nelle pitture vengono lodate ed approvate cose che nol vagliono, per cagione d’alcune altre che vi si trovano, meritevoli veramente di lode» (Offic., 3). Questo è lo scoglio fatale o della passione o della non intera penetrazione dei più: il passar facilmente a commendar tutto, ovvero a biasimar tutto. Il discernere e il distinguere è l’opra somma dell’intelletto».
     
      Nota 2. Bembo, Della Volgar Lingua, lib. 1. «Hassi egli sempre ad imprendere dagli scrittori antichi e passati? Non piaccia a Dio sempre, Giuliano, ma sì bene ogni volta che migliore e più lodato è il parlare nelle scritture de’ passati uomini, che quello ch’è o in bocca o nelle scritture de’ vivi. Non dovea Cicerone o Virgilio, lasciando il parlare della loro età, ragionare con quello di Ennio o di quegli altri, che furono più antichi ancora di lui, perciocché essi avrebbono l’oro purissimo, che delle preziose vene del loro fertile e fiorito secolo si traeva, col piombo della rozza età di coloro cangiato: siccome diceste che non doveano il Petrarca e il Boccaccio col parlare di Dante, e molto meno con quello di Guido Guinicelli e di Farinata e de’ nati a quegli anni, ragionare».


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Lettere Virgiliane - Lettere Inglesi e Mia Vita Letteraria
di Saverio Bettinelli
1758 pagine 205

   





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