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      E mi sovvenne l’abate d’Aubignac(105). Udiste voi parlar di colui che avea fatta, in Roma, la bella macchina per muover le guglie, la qual non ebbe altro difetto se non che ella non potea trasportarsi, ond’era bisogno portar le guglie alla macchina per farle alzare? Eccovi i vostri precettisti, tante macchine motrici che sono immobili. Eppur dan legge, fissano il gusto, fan tremare i liberi ingegni, e tiranneggian le sétte che fanno. Non ho io ragione, amico? Il maggior male che nell’Italia si faccia alla vostra letteratura, vien dai medesimi letterati e dai maestri dell’arte o veri o pretesi, i quali, avendo in lor gioventù preso un gusto, una maniera, la sostengono e la tramandano, sicché diviene un fide-commisso delle provincie, e guai chi vuol pensare diversamente da loro. Quindi il petrarchesco e gli altri partiti sono da tanto tempo i tirannici dominatori del comporre italiano. Esaminate le vostre città, e troverete s’io dico il vero. Ho conosciuto nella Marca un vecchio signore, che già stampò dei cattivi versi in latino e in volgare secondo tutti i precetti, e fin d’allora si credette autor classico, lo credé seco la sua famiglia, il giurò la pareantela, e divenne il test(106) delle lettere. Egli avea fatto tanto, a forza di studi, che avea inviscerati i due pregiudizi de’ quali abbiamo parlato, non potendo soffrire un libro che non fosse antico e classico e secondo i precetti e non fosse legato all’antica, sicché le assi in vece di cartoni e il grosso cuoio in vece del marocchino decidevano presso lui della bontà dell’opere, né ammettendo in sua casa, sotto pena di sua disgrazia, un libro straniero, e facendolo bruciare se era francese.


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Lettere Virgiliane - Lettere Inglesi e Mia Vita Letteraria
di Saverio Bettinelli
1758 pagine 205

   





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