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      Essa ignorava pure i difetti e la poco lodevole condotta di lui. Sapendo di essergli destinata in moglie, se lo dipinse nel pensiero come adorno d'ogni virtù, e dietro le reminiscenze della fanciullezza, bello di volto ed elegante di forme. In ciò aveva indovinato, perchè il contino Federico era, come si dice, un beniamino della natura. Quindi sulla fede di questa prevenzione essa lo amò anticipatamente, e quando lo vide tornato in patria, dopo venti mesi di assenza, ne rimase colpita, e il suo amore andò di galoppo. Anche il contino parve tocco amorosamente dalla vista di lei. Questo incontro ebbe per testimonio un personaggio, che badando al contegno dei due giovani, ricevette egli pure nell'anima un colpo improvviso, ma d'un genere tutto diverso. Qui io debbo dire che il contino aveva fatto amicizia con un certo cavaliere Giordano, uomo di trenta anni, senza beni di fortuna, ma capace d'ogni mala industria per procurarsene. Era costui di aspetto e di maniere piacevoli, abile parlatore, scaltro, simulato, e profondo nell'arte di adulare e di sostenere i più opposti caratteri. Al conte padre era gradito perchè divideva le sue opinioni politiche, giuocava con lui agli scacchi, e lusingava la sua passione per le anticaglie. Il contino lo aveva carissimo e non poteva vivere lontano da lui, che era, senza parerlo, il fomentatore ed il compagno delle sue sregolatezze. Io dico senza parerlo, perchè il briccone sapeva fare in modo che invece di seduttore compariva come sedotto. Guai allorquando un uomo di questa natura si mette al fianco di un giovane ricco, inesperto, e già inclinato alla dissipazione.


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Tre racconti sentimentali
di Paolo Bettoni
Borroni e Scotti Milano
1855 pagine 106

   





Federico Giordano