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      Soddisfatto della mia approvazione, benchè non troppo ammirativa, egli continuò a dire.
      Io voleva avere un'occupazione; non tanto per guadagnarmi il pane quanto per fuggir l'ozio che è il padre dei vizj, giusta un proverbio colla barba. Grazie a' miei risparmj e alle liberalità del defunto conte, io aveva già comperato questa casetta con un pezzo di terra che vi è unito. Ah, così avessi potuto soddisfare un altro mio desiderio, che era quello, di sposare una giovane da me grandemente amata. Quando costei mi vide tornato al paese con questa mia imperfezione, cominciò a raffreddarsi nella corrispondenza, e finalmente non volle più saperne de' fatti miei. Guardi un po' che tristanzuola! Quasichè il zoppicare mi dovesse impedire di volerle bene e di essere un buon marito. Ella sposò uno che non zoppicava fisicamente, ma pur troppo nel senso dei buoni costumi. Così ebbe a passare con lui delle tristi vicende, e dopo tre anni di matrimonio morì di afflizione. Io non ho mai potuto dimenticarla, e anche adesso, vecchio come sono, me ne ricordo sempre con un misto di amore e di compassione. Ma io debba raccontare, più che la mia storia, quella del contino Federico, il quale d'ora in poi lo chiamerò conte a motivo della sua virilità incominciata. Io non era più con lui per vedere da vicino le sue follíe, ma la voce pubblica s'incaricò di farmele sapere. Ora si parlava d'una gran somma di danaro perduta alle carte, ora di un convito come quello di Baldassare, ora di due cavalli fatti venire dell'Inghilterra, ed ora d'una collana di diamanti regalata ad una ballerina.


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Tre racconti sentimentali
di Paolo Bettoni
Borroni e Scotti Milano
1855 pagine 106

   





Federico Baldassare Inghilterra