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      Nulla di profano si contiene in quello scaffale; un prelato dei più ascetici non potrebbe avere una biblioteca meglio edificante.
      Un uomo non ancora di cinquant'anni passeggia la sala pensieroso, e colle braccia incrociate sul petto, come faceva una volta Napoleone I, e come fanno adesso gli staffieri che siedono sulla serpe accanto ai cocchieri. Dopo alcune giravolte, si lascia cadere in una poltrona di velluto bleu, e il suo volto si fa torbido e sereno a vicenda. Il timore e la speranza, lo sconforto e la gioja vi si dipingono alternamente, come sul volto di un negoziante che abbia in mare una nave carica di ricche merci, e che ora la veda sommergersi, ed ora entrare in porto. Quest'uomo è vestito signorilmente, ma d'una moda un poco stantía, senza studio di eleganze, alla maniera delle persone attempate e sode. Egli si chiama il signor Fabio, gode la bella riputazione di galantuomo, e la rendita non meno bella di sessantamila lire annuali e sicure. Adesso egli sta operando un colpo che deve triplicare la detta sua rendita, e collocarlo fra i più ricchi del paese. Il signor Fabio è di un carattere austero, di princìpi illiberali e contrari al progresso, e soprattutto scrupoloso sull'articolo della morale civile e religiosa. Egli legge soltanto certi giornali di un certo colore, che hanno pochissimi associati, e tuttavia fanno vivere lautamente i loro redattori. Nelle alte regioni della società conta molti amici e conoscenti, che lo stimano, che apprezzano i suoi consigli, e che dividono le sue opinioni.


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Tre racconti sentimentali
di Paolo Bettoni
Borroni e Scotti Milano
1855 pagine 106

   





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