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      - Tu? delle inquietudini?
      - L'opera che noi facciamo è un grave delitto. La coscienza mi rimorde.
      - Ah ah! proruppe a ridere Leonardo. La coscienza ti rimorde! Via con queste celie.
      - Se potessi dare addietro.... ma il male è troppo innoltrato.
      - Quando tu voglia rimediarvi, siamo ancora in tempo. A me basta l'animo di fare un santo di tuo nipote. Oggi, se ti garba, io assumo una faccia compunta, un contegno grave ed un discorso edificante che produrranno miracoli. Se fin qui ho sostenuto la parte del diavolo, m'impegno di fare quind'innanzi quella dell'angelo custode. Non più bagordi, non più intemperanze, non più dissolutezze. Io lo conduco alle pratiche divote ed ai sermoni di chiesa. Se non potrò restituirgli il candore e l'innocenza, avrà il pentimento e l'emendazione. Così vedremo rifiorire in lui la salute, che in verità comincia a guastarsi.
      - Ti pare che egli sia dimagrato?
      - Un poco sicuramente, e accusa già qualche doloruccio di petto.
      - Aimè, che orribile passione è quella delle ricchezze! Vedi a quale eccesso mi ha condotto.
      - Non ischerzare, perchè a forza di fingere i rimorsi, tu finirai col sentirli davvero.
      - Tu sei più malvagio di me.
      - Questo può darsi, ma dovrebbe giudicarne un terzo che ci conoscesse a fondo l'uno e l'altro. Intanto io ho il vantaggio di comparire in faccia tua come un povero galantuomo da te sedotto al male. Dopo dieci o dodici anni di dimenticanza, tu sei venuto a stringermi la mano, e a trarmi dalla mia pacifica inazione. Tu mi hai tastato bel bello per accertarti se io era ancora quella buona lana dei nostri tempi di gioventù. Mi hai trovato il medesimo, e per giunta quasi al verde del mio patrimonio, due ottime circostanze perchè tu avessi a propormi questo affare, e perchè io avessi ad accettarlo, mediante la ricompensa di cinquantamila lire.


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Tre racconti sentimentali
di Paolo Bettoni
Borroni e Scotti Milano
1855 pagine 106

   





Leonardo