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      Egli non cerca nè spera nulla da chicchessia; egli non vuol essere additato come un professore di virtù, ma si contenta di non essere scoperto per quel furfante che è. Le sue relazioni col signor Fabio datano fino dalla loro età giovanile. Fecero gli studj alla medesima università, dove si conobbero meglio e simpatizzarono per la somiglianza dei caratteri e delle inclinazioni. La loro massima capitale e favorita era che si può commettere tranquillamente ogni bricconeria, quando si abbia la destrezza di farla rimanere occulta. Quindi baravano al giuoco, tendevano insidie a chi avesse loro dispiaciuto, e si abbandonavano ad ogni genere di dissolutezze. Tornati che furono a casa, continuarono a praticarsi e a commettere secretamente e impunemente le loro ribalderie. Accadde che il signor Fabio, essendosi maritato, diventò padre di un bambino.
      La sua sposa, appena ebbe partorito, stette male in modo, che dopo tre giorni di patimenti passò all'altra vita. Mentre i parenti e gli amici stavano intorno al letto della moribonda, il signor Fabio sparì un momento per recarsi nella stanza attigua dove giaceva in culla il bambino depostovi poco prima dalla nutrice come addormentato. Un sinistro presentimento lo aveva spinto a fare quella visita. Egli alza il velo che copriva la culla, guarda il bambino, gli posa una mano sulla fronte e la sente agghiacciata. Egli pure sente agghiacciarsi il sangue e mancargli le forze. La neonata creatura era morta. Nessuno si trovava alla custodia della culla, e quindi la sventura non doveva essere ancor nota.


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Tre racconti sentimentali
di Paolo Bettoni
Borroni e Scotti Milano
1855 pagine 106

   





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